sabato 10 maggio 2008

Panico e Magia

"Il palcoscenico è proprio un limite estremo. Al di là c'è il pubblico- da cui ti sei staccato proprio per venire qui, di fronte a esso. Non puoi neppure indietreggiare, tornare dietro le quinte, non puoi sparire. Che cosa sono venuto a fare qui? Chi altri se non io mi ci ha spinto? [...] L'attore in preda al panico può prendersela solo con se stesso. Non ha scuse . E' lui stesso il proprio carnefice. Ha scelto lui di essere lacerato tra il desiderio di recitare e il terrore di essere visto. Perchè quel terrore mortale?"


Il fatto che mi sia capitato di leggere questi versi di Daniel Pennac proprio in questi giorni non può essere casuale... come non è casuale il fatto che io provi lo stesso terrore che racconta nel suo libro L'avventura teatrale: lo svegliarsi in piena notte o all'alba con quella "cosa" che ti stringe lo stomaco e non ti fa più dormire...domani sera andrò in scena con uno spettacolo che, lentamente e ferocemente allo stesso tempo, mi è entrato dentro, è diventato il mio unico pensiero nelle ultime settimane. Leggendo queste parole ieri sera ho avuto la sensazione che quella magia che avverrà domani sera, in uno scenario splendido come un teatro greco, sia in questo momento l'unico punto fisso nella mia vita, con la paura alla fine di tutto di chiedersi ...e ora? ora che tutto è finito...?
Quasi a conferma delle mie sensazioni e approposito di magia... il grandissimo Daniel continua...


"Il panico sarebbe costituito dalla loro condizione di attori, essa stessa emanazione di un universo magico che potremmo chiamare Teatralità. La natura di quel panico non dipenderebbe solo dai loro dubbi ma dal sacro terrore di ciò che avviene sulla scena, luogo magico in cui ogni sera, nel mondo intero, si celebra una strana comunione tra gli attori, gli autori, i testi, i registi, le scenografie, la luce, il suono, il silenzio, lo spazio, i costumi, gli spettatori, l'epoca, i ricordi, le culture, la città e il resto. Ogni sera è il mistero pagano dell'incarnazione recitato su tutti i palcoscenici del mondo, e ogni sera il più modesto degli attori vi recita la parte di un arcangelo Gabriele animato soltanto dalla sua fede nella teatralità."


Il più modesto degli attori...

venerdì 2 maggio 2008

Profezie...

"La televisione, mio caro Daniel, è l'anticristo. Mi creda, nel giro di tre o quattro generazioni la gente non sarà più nemmeno in grado di scoreggiare da sola e l'essere umano regredirà all'età della pietra, alla barbarie medievale, a uno stadio che la lumaca aveva già superato all'epoca della pleistocene. Il mondo non verrà distrutto da una bomba atomica, come dicono i giornali, ma da una risata, da un eccesso di banalità che trasformerà la realtà in una barzelletta di pessimo gusto."
=L'ombra del vento; C.R.Zafòn=



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